TECNOLOGIA SOLIDALE

“Sign Gene”, quando il cinema trasforma i sordi in supereroi

Emilio Insolera, non udente che lavora a New York per Mtv, ha prodotto e girato il primo film con protagonisti dei mutanti che possono creare superpoteri attraverso la Lingua dei Segni. Un esempio di immaginazione e tecnica usata per scopi solidali

Pubblicato il 15 Set 2017

insolera

Emilio Insolera “è nato sordo profondo da genitori sordi, padre siciliano e madre di origine piemontese, a Buenos Aires ed è cresciuto in Italia. Consegue la laurea in linguistica e film presso la Gallaudet University, Washington DC e un master in comunicazione di massa con lode presso l’Università di Roma La Sapienza. Vive a New York City dove lavora per MTV.”. Marco Insolera è il produttore, il regista e anche il protagonista di “Sign Gene”, il primo film in cui i super eroi sono dei sordi, mutanti che possono creare superpoteri attraverso l’uso della Lingua dei Segni.

Girato anche in famiglia (due interpreti sono parenti del regista) e con un budget di appena 25.000 euro, in questi giorni il film è in proiezione nelle sale del circuito Uci Cinemas. Realizzato nella lingua dei segni giapponese, italiana e americana (ogni paese ha la sua lingua dei segni) perché la pellicola è stata girata tra Giappone, Stati Uniti e Italia, il film racconta l’avventura di Tom Clerc, sordo nato in una famiglia di sordi, portatore di “SGx29”, una potente mutazione di “Sign Gene”. Tom lavora per la Q.I.A. (QuinPar Intelligence Agency), agenzia segreta affiliata al Pentagono, composta da agenti mutanti e può dotarsi di superpoteri solo tramite l’uso della Lingua dei Segni. Durante una violenta lotta contro un’organizzazione dedicata allo sterminio di mutanti portatori di “Sign Gene”, Tom perde i suoi poteri. Hugh Denison, il capo della Q.I.A. invia Tom ed il suo collega Ken Wong, in missione speciale a Osaka per indagare su diversi crimini compiuti da mutanti sordi giapponesi ed è proprio qui che Tom scopre che i suoi poteri non sono del tutto persi…

Per sapere il resto e come va a finire, bisogna vedere il film.

Questo esperimento unico nel suo genere è un altro esempio di tecnologia solidale, in questo caso applicata alla cinematografia. Insolera ha dichiarato al Corriere della Sera di aver voluto “utilizzare la fantascienza perché è un genere che usa l’immaginazione e grazie agli effetti speciali può rendere visibile quello che è invisibile agli occhi. Io stesso considero le persone sorde come dei supereroi, protettori della lingua visuale (appositamente non ho detto visiva). Il messaggio del film è che la lingua non è solo sonora.”.

Secondo Insolera i canali pubblici italiani dovrebbero investire sulla lingua dei segni per la produzione cinematografica o artistica, così come le scuole dovrebbero insegnare la Lis, a partire dai primi anni di vita dei bambini, così come avviene per l’italiano parlato. Due obiettivi ambiziosi, molto. Però soprattutto il primo potrebbe essere reso più abbordabile, se il film avesse un buon successo.

Solo il tempo ci dirà se Emilio Insolera raggiungerà i suoi obiettivi. La cosa importante, nello stile delle storie che racconto in questo blog, è che questo è l’ennesimo esempio di una persona che ha una idea per cercare di migliorare la vita di molti e che la realizza, senza aspettare che le condizioni siano ottimali, mettendo in campo i talenti di cui dispone e la capacità di far appassionare altri al progetto. E andiamo avanti…

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