L’auto sta correndo verso il futuro. Quella che veniva considerata fino a poco tempo fa un’industria matura, è adesso una delle frontiere più dinamiche dell’innovazione nella mobilità. E sulle quattro ruote convergono gli appetiti e gli interessi di player che solo chi continua a guardare il business con le lenti del passato può considerare “eccentrici”. L’auto non è più soltanto manifattura metalmeccanica. Da tempo porta a bordo molta elettronica e adesso, con l’accelerazione digitale, è pronta a esprimerne tutte le potenzialità.
Prendiamo la connettività. Quanto è importante? «Ci sono due risposte sul tema. C’è chi dice che non è necessaria perché tutta la sensoristica a bordo è sufficiente per le manovre più semplici. Vero, ma il mondo è sempre più complesso e dinamico. Che cosa succede nelle strade? Come faccio a sapere se sto andando verso un incidente? Per tutta la local communication, per l’aggiornamento delle informazioni utili per la guida la connettività è fondamentale”.
Gion Baker, amministratore delegato Vodafone Automotive
A parlare è Gion Baker, CEO di Vodafone Automotive, la società della multinazionale telefonica dedicata all’Internet of Things e alle soluzioni per le auto connesse. Baker, che è anche IoT Global Head of Telematics, sarà uno dei partecipati alla tavola rotonda in programma a all’EYCapri Digital Summit (4-6 ottobre) sul futuro della mobilità, insieme con Barbara Covili, General Manager, MyTaxi Italia; Pietro Innocenti, Direttore Generale, Porsche Italia, e Gianni Martino, Managing Director Italy & Country Manager Europe South, car2go.
Vodafone Automotive è nata dalla rapida evoluzione del Gruppo Cobra, società lombarda specializzata nella telematica per l’auto acquisita nel 2014. E a Varese è rimasto il quartiere generale di un’azienda che adesso ha 10 sedi nel mondo, 900 dipendenti (di cui 700 in Italia, da dove arrivano più del 50% dei ricavi) in rapida crescita: 80 in più dal 2014 e 30 entro la fine del 2017.
Baker,che cosa sta succedendo nel mondo dell’auto?
L’industria è in rapida trasformazione ma anche la mobilità lo è. E le case automobilistiche da semplici produttori di veicoli diventeranno smart mobility provider: costruire sarà solo una parte del business.
E Vodafone come entra in questa trasformazione?
Il nostro ruolo è importante e sarà sempre più importante per la connettività. La tecnologia adesso è in fase di test. Ma il dialogo è destinato ad evolversi: prima da veicolo a veicolo, poi dai veicoli alle infrastrutture, quindi dai veicoli alle persone. Secondo Gartner Vodafone è il numero 1 sulla connettività per le auto, abbiamo già 59 milioni di oggetti connessi. Perché stiamo parlando di Internet of things.
L’IoT è e sarà ovunque. Su che cosa sta lavorando Vodafone Automotive?
Automotive, utilities e retail. Con l’auto che resta la priorità. Il nostro programma è scalare su altri verticali le competenze sviluppate nel transportation.
Su quali altri verticali?
Entreremo nell’area della connected life.
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Perché l’auto resta così importante?
Perché sarà sempre più connessa, si svilupperà in un contesto di mobilità condivisa, sarà presto autonoma e prevalentemente elettrica. Vodafone c’è in tutti questi segmenti, tranne che nell’elettrico. Oggi siamo un TechnologyProvider, abilitatore di servizi per i nostri clienti, ma saremo sempre di più “TotalMobility Provider”, con due parole d’ordine: sicurezza e privacy. In azienda abbiamo un un Chief Security Officer e un Privacy Officer.
Che cosa significa essere un Total Mobility Provider?
Vodafone Automotive lavora end to end: dallo sviluppo del software, alla produzione di quel che c’è dentro l’auto, dalla gestione e analisi dei dati prodotti al customer support e al traffic management. Questo ci mette in una posizione unica.
Chi sono i vostri clienti?
Le case automobilistiche e gli importatori; le assicurazionie, le società che gestiscono flotte aziendali, gli operatori del noleggio e del car sharing. Ma anche i consumatori finali nell’after market. Siamo gli unici a coprire tutti i canali e gli unici a lavorare per la sicurezza di tutti i mezzi di trasporto: bici, moto, auto. Proprio nel 2017, con Yamaha, abbiamo lanciato i nostri primi servizi per gli scooter.
Trasformazione digitale e nuova mobilità sono fortemente collegate. Quali opportunità si aprono?
La tecnologia ci permette di sapere e gestire molti dati che prima non avevamo. Per esempio, possiamo sapere sempre chi è alla guida, quando e dove si trova. Ciò rende possibile il servizio di private sharing che abbiamo lanciato negli Usa, in Olanda e in Svizzera. I privati possono condividere i loro veicoli ma anche costi e responsabilità. Così come, con un’altra nostro progetto sviluppato con un’importante importatore olandese, PON, è possibile condividere la Porsche con gli amici, gestendo tutto con lo smartphone. Ed è solo l’inizio della nuova stagione di servizi di mobilità che sarà possibile proporre, aumentando anche i livelli di sicurezza.