È il simbolo dell’immigrato che ce l’ha fatta, è apertamente anti-Trump ed è una persona equilibrata e di basso profilo: si chiama Dara Khosrowshahi ed è stato scelto come nuovo Ceo di Uber, la società californiana co-fondata da Travis Kalanick, il quale ha lasciato il suo posto al vertice lo scorso giugno.
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L’imprenditore statunitense di origini iraniane, per anni alla guida della piattaforma di viaggi online Expedia, è stato votato nel fine settimana dal board dell’azienda: Khosrowshahi ha prevalso sugli altri due candidati, il presidente di General Electric, Jeff Immelt, e Meg Whitman, alla testa di Hewlett Packard Enterprises. Martedì 30 agosto il consiglio di Uber ha comunicato la notizia ai dipendenti del gruppo. La nomina del top manager, che fino a quel momento era stata riferita da fonti di stampa, è diventata così ufficiale.
Se accetterà l’impresa, non sarà una passeggiata: si tratta di riportare un clima di serenità in un’azienda che nell’ultimo anno è stata caratterizzata da tensioni e accuse di vario tipo e che, pur essendo in forte crescita, continua a perdere centinaia di milioni di dollari. Ma Khosrowshahi sembra avere tutte le caratteristiche per farcela. Soprattutto si distingue per essere molto diverso dal suo predecessore Kalanick. Ecco 6 cose da sapere sul nuovo arrivato.
2.IL SUCCESSO IN EXPEDIA – Sotto la sua guida la società ha esteso la propria presenza in oltre 60 Paesi attraverso i brand di prenotazioni online Hotels.com, Hotwire e attraverso la comunità di viaggiatori TripAdvisor. Dara Khosrowshahi ha impiegato l’ultimo decennio a fare in modo che Expedia tenesse il passo avanti con altre società disruptive come AirBnb che rischiavano di danneggiare il suo business. Ha inoltre dovuto fronteggiare la crisi economica che portava le persone a tagliare le spese per i viaggi. Non è stato facile ma ce l’ha fatta: i ricavi della compagnia sono cresciuti del 18% anno su anno. Ora in un certo senso l’imprenditore iraniano va a giocare nell’altra squadra, quella di una società disruptive come Uber che sta mettendo a dura prova business consolidati.
3.NEL BOARD DEL NYT – È anche direttore del board di BET.com, Hotels.com e varie altre società, e siede nel consiglio di amministrazione del New York Times Company. A giugno 2013 Ernst & Young (oggi EY) l’ha premiato come Imprenditore dell’Anno del Pacifico nordoccidentale. Figura nella lista degli americani-iraniani d’eccellenza compilata dal Dipartimento di Stato USA.
4.ANTI-TRUMP – L’ex Ceo di Uber, Travis Kalanick, era stato fortemente contestato per aver aderito a una commissione di consulenti voluta dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, tanto che poi ne era uscito. L’imprenditore iraniano-americano ha invece espresso critiche sull’attuale capo di Stato e in particolare sulle sue politiche migratorie. “È importante avere confini sicuri – ha detto Dara Khosrowshahi qualche mese fa al Financial Times – ma allo stesso tempo non possiamo dimenticare cosa ci ha portato qui. Questa è una nazione di immigranti”. Certamente Dara non è l’unico manager di origine straniera ai vertici di un’azienda tecnologica americana. Per esempio l’India ha dato un notevole contributo al top management dei big della Silicon valley.
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5.EQUILIBRATO (A DIFFERENZA DI KALANICK) – È considerato una persona di basso profilo ed equilibrata. Secondo la maggioranza degli osservatori queste qualità potrebbero contribuire a riportare un clima di serenità in una società finora guidata da un capo più irrequieto. È infatti noto che Kalanick a volte aveva scoppi d’ira nel tentativo di gestire una situazione. Di Dara Khosrowshahi, Ali Partovi, che è imprenditore e investitore nel campo della tecnologia oltre che suo biscugino, ha detto al Washington Post: “Ogni volta che devo affrontare una decisione in un momento di forte pressione penso: “Cosa farebbe Dara?”. È il mio modello di comportamento maturo. È una delle persone più umili e di basso profilo che conosca”. In questo articolo pubblicato da EconomyUp il 24 marzo scorso Umberto Bertelè, docente universitario e autore del libro Strategia (Egea), preannunciava la necessità per Uber di individuare un leader meno aggressivo di Kalanick.
6. CHE COSA PORTA IN UBER – Diventando Ceo di Uber, Khosrowshahi entrerà in un campo minato di lotte intestine. La sua nomina mira a riportare stabilità in una compagnia che nell’ultimo anno ha vissuto tensioni e che deve affrontare enormi sfide. Resta la startup più valutata al mondo (circa 70 miliardi di dollari), il suo business continua a crescere a ritmo vertiginoso ma continua a perdere centinaia di milioni di dollari ad ogni trimestre. Negli ultimi mesi se ne sono andati diversi top manager, tra cui il Cfo e il Coo. Inoltre Waymo, spin-off di Google impegnato nella costruzione di un’auto a guida autonoma, le ha intentato una causa per presunto furto della proprietà intellettuale, dato che anche Uber sta lavorando a una driverless car. Se accetterà l’incarico, Khosrowshahi avrà anche il compito di trasformare la cultura aziendale. Negli ultimi 8 mesi sono sorte controversie su abusi sessuali e discriminazioni. E proprio queste controversie, insieme agli elementi già citati, hanno portato all’addio del suo predecessore.