Per alimentare un ecosistema che sia in grado di dare alle startup la forza di diventare scaleup, ovvero crescere e scalare, le Università dovrebbero instaurare un diverso rapporto con le aziende, considerandole non più donor, ma veri e propri investitori. È una delle principali conclusioni a cui è giunto Reg Johnson, General Manager, Education, Cisco Australia and New Zealand, dopo un recente viaggio di studio in Svezia e Israele con dirigenti provenienti da un terzo delle università australiane. Scopo della missione era comprendere i meccanismi alla base di due delle economie mondiali più innovative per poi identificare quanto avrebbe potuto essere trasferito in Australia.
La scelta è caduta su Israele e Svezia perché hanno capito che, per l’affermarsi di una cultura imprenditoriale, è indispensabile accogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione. In entrambi i Paesi le giovani generazioni sono pronte a prendere in mano il proprio destino e a lavorare per crearsi i propri posti di lavoro. In entrambi i Paesi sono state identificate specifiche piattaforme tecnologiche emergenti e funzioni avanzate di cybersecurity che consentono di realizzare nuove imprese. Questo significa utilizzo dell’Internet of Things, degli analytics, dell’automazione e della Blockchain per migliorare l’efficienza dei trasporti, dell’illuminazione, dell’energia e di vari servizi destinati ai cittadini. In entrambi i Paesi startupper e giovani imprenditori pensano in modo globale e, sin dall’inizio, configurano modelli di business che siano scalabili.
Tra le deduzioni più interessanti emerse dal tour del top manager di Cisco Australia c’è quella che riguarda il ruolo degli atenei universitari per la nuova imprenditoria innovativa. “La relazione tra multinazionali e università sta cambiando” ha annotato il top manager. “Cisco ed Ericsson (altro partner dell’iniziativa, ndr) hanno parlato del passaggio verso un numero inferiore di collaborazioni con le università ma di maggiore spessore. Cruciali in questo contesto sono fiducia, trasparenza e la capacità di essere coinvolti in un colloquio costante”. In sostanza gli atenei non devono più considerare l’industria come un semplice donatore, ma come un partner che ha deciso di investire in ricerca e conoscenza.
Da tempo Cisco ha instaurato un proficuo dialogo con il mondo universitario. Anche in Italia la multinazionale dell’IT lavora a stretto contatto con le università allo scopo di alimentare le competenze digitali indispensabili per la digital transformation.
Come sottolinea Luca Lepore, Networking Academy Manager Cisco Italia, in questo articolo postato sul blog di Cisco Italia, “il vero ingrediente per vincere la sfida della digitalizzazione è l’education, la formazione, intesa come acquisizione di competenze digitali”.
Per questo Cisco ha deciso di mettere l’education al centro del piano Digitaliani, che prevede un investimento di 100 milioni di euro in tre anni per aiutare l’Italia ad allinearsi con i cambiamenti futuri.
Il programma di formazione più radicato di Cisco è Networking Academy. È stato lanciato nel 1997 negli Stati Uniti, per poi sbarcare 2 anni dopo in Italia. A distanza di vent’anni, diciotto per il nostro Paese, NetAcad continua a rappresentare la colonna portante della strategia Cisco in materia di education. Ad oggi vanta oltre 9.500 centri di formazione, un milione di studenti all’anno e un milione e mezzo di persone che fra il 2005 e il 2014 hanno ottenuto un nuovo lavoro grazie ai corsi. In Italia, da quest’anno, sono stati lanciati quattro specifici corsi in italiano, che mirano a favorire in modo ancor più concreto l’accelerazione digitale.
Di recente la componente education si è arricchita di un nuovo elemento, Impres@Digitale, un progetto di alternanza scuola-lavoro realizzato da Cisco in accordo con il MIUR che permetterà a migliaia di studenti di sviluppare e rafforzare quelle competenze digitali e trasversali che ormai sono indispensabili per crescere nel mondo del lavoro.
Scuola-Lavoro, Cisco e MIUR insieme per portare competenze digitali tra studenti e insegnanti
C’è poi il progetto con la Fondazione Mondo Digitale che ha permesso a 250 studenti di 9 scuole italiane di diventare startupper e un altro progetto con l’organizzazione Impara Digitale per aiutare anche i professori ad affrontare la digital transformation.
Infine si è chiuso di recente il programma Skillzone, un progetto portato avanti in Italia da Cisco e Elis, che li vede impegnati a formare esperti nella progettazione di piattaforme per l’Internet of Things.
Competenze digitali, in Italia il primo master europeo in IoT di Cisco
Un tema questo importantissimo visto che, secondo il Visual Networking Index 2016 di Cisco, entro il 2020 saranno oltre 26 miliardi gli oggetti connessi. Dunque un’opportunità lavorativa per giovani e meno giovani, ma soprattutto un’ulteriore occasione per rilanciare l’economia del nostro Paese attraverso la digitalizzazione.