Mi porto in vacanza, sullo smartphone, due immagini. E voglio condividerle con chi si pre-occupa del futuro e ha a cuore la trasformazione digitale e la crescita dell’Italia.
La prima l’ho ritagliata dal Corriere della Sera che, da diverse fonti (Eurostat, Ministero dell’Interno, Istat, Università di Milano), ha ricostruito il profilo di un’Italia potenzialmente sempre più incolta, almeno rispetto agli standard degli altri Paesi con cui giustamente vuole competere.
La seconda immagine l’ho “staccata” dalla porta dello studio di Papa Francesco.
Messe insieme, quel che ci dicono queste due immagini può aiutarci a capire perché in Italia ci sono pochi imprenditori innovativi e solidi e quei pochi fanno fatica a trovare finanziatori e clienti; perché nelle aziende si tende a remare contro la corrente digitale, a dispetto di analisi, studi ed evidenze di mercato; perché le startup restano spesso nane; perché il futuro fa paura e non viene invece visto come un’opportunità.
I segnali del primo semestre e la furia francese
Nel primo semestre del 2017 non sono mancati i segnali di incoraggiamento, sia sul fronte delle startup sia su quello dell’open innovation: qui ho provato a ricordarli, senza dimenticare però che è ancora mancata quella svolta, decisa e convinta, che deve arrivare da chi regge la cosa pubblica ma anche e soprattutto da chi guida le aziende, grandi e piccole che siano. Le startup non hanno più bisogno di incentivi e agevolazioni ma di un mercato, vero, di capitali e di clienti. Invece la prima parte dell’anno si chiude all’insegna della furia francese, che non batte solo sui cantieri navali e le telecomunicazioni ma anche sul fronte dell’innovazione. L’annuncio del presidente Macron dell’istituzione di un fondo da 10 miliardi a sostegno delle startup, arrivato insieme all’apertura del più grande incubatore del mondo a Parigi (StationF), sembra averci annichilito. E ha riacceso una ricorrente tendenza all’autocommiserazione nazionale.”Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti”, raccomanda il Papa per interposto psicologo.
Può un Paese incolto e lamentoso generare e far crescere imprenditori innovativi in grado di cogliere le opportunità della trasformazione digitale? Senza formazione e coscienza dei propri valori e del proprio valore si può affrontare la disruption da protagonisti e non da vittime? Ce n’è abbastanza da riflettere in vacanza per affrontare la ripresa guardando avanti, senza cercare spiegazioni e giustificazioni voltandosi indietro.