CAPITALI

Boom del Crowdinvesting: 189,2 milioni raccolti online in Italia dal 2013

La somma proviene da investimenti in startup e pmi innovative (equity crowdfunding), da lending crowdfunding (prestiti) e invoice trading (fatture) : lo evidenzia il nuovo report dell’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Polimi. Il direttore Giancarlo Giudici: “La crescita proseguirà anche in futuro”

Pubblicato il 12 Lug 2017

giudici

Quasi 190 milioni di euro raccolti dal 2013 ad oggi in Italia attraverso varie forme di fundraising online che si possono racchiudere in un’unica parola: crowdinvesting. La cifra si ricava dal 2° Report italiano sul Crowdinvesting presentato oggi a Milano da Giancarlo Giudici, Direttore scientifico Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. QUI è possibile scaricare il report completo.

♦ CHE COS’È IL CROWDINVESTING – È un “sottoinsieme” del crowdfunding, termine generico che racchiude in sé varie tipologie di raccolta fondi online. Crowdinvesting si riferisce in particolare a tre modalità attraverso le quali gli investitori finanziari, grazie ad una piattaforma Internet abilitante, possono rispondere direttamente ad un appello rivolto alla raccolta di risorse per un progetto, in cambio di una remunerazione del capitale. Le tre modalità sono: equity crowdfunding, strumento di finanziamento di startup e pmi innovative normata in Italia per la prima volta in Europa nel 2013 che prevede finanziamenti in cambio di quote societarie; lending crowdfunding, il cui inizio ufficiale si potrebbe collocare nel 2016 quando la Banca d’Italia ha emanato disposizioni in materia, che prevede che gli investitori possano prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale; invoice trading, anch’essa “creatura” di pochi anni, che consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche.

“Il crowdfunding, ovvero la raccolta di denaro attraverso Internet finalizzata alla realizzazione di progetti no-profi o for-profit, è un tema che catalizza grande attenzione e curiosità – spiega Giancarlo Giudici – e da alcuni è ritenuto una possibile soluzione al razionamento delle risorse finanziarie, da altri invece è visto con sospetto per i pericoli di truffe. Non c’è comunque dubbio che il crowdfunding sia un fenomeno col quale misurarsi per chi intende studiare le dinamiche della raccolta di capitale per le imprese”.

Al 30 giugno 2017 risultano appunto 189, 199 milioni gli euro raccolti attraverso queste tre strade di finanziamento via Internet. Ma la cifra sembra destinata a salire entro la fine dell’anno: per esempio si stima che il solo equity crowdfunding crescerà fino a toccare i 25 milioni di euro. “Negli ultimi 12 mesi – dice Giancarlo Giudici – il mercato è cresciuto a tripla cifra. La parte del leone l’ha fatta l’invoice trading, quasi a pari merito con il lending crowdfunding, ma anche l’equity crowdfunding è in fase di incremento”. Il crowdinvesting,, che a livello mondiale ormai catalizza ingenti risorse, si va dunque affermando anche da noi come strumento alternativo di finanziamento, in particolare per le piccole e medie imprese, coinvolgendo la ‘folla’ di Internet per raccogliere capitale.

Il Report non si occupa di tutto il mondo del crowdfunding, che riguarda anche progetti non di natura imprenditoriale, ma si focalizza sul crowdinvesting, cioè l’opportunità per singole persone fisiche (ma anche investitori istituzionali e professionali) di aderire, attraverso una piattaforma Internet abilitante, alla raccolta di risorse per un progetto imprenditoriale, in cambio di una remunerazione del capitale, a titolo di investimento. Quasi inesistente fino al 2012, il crowdinvesting nel 2016 si è trasformato in un fenomeno non più trascurabile.

Vediamo i principali punti dell’indagine.

♦ LA CRESCITA

L’equity crowdfunding nel 2017 ha registrato un vero e proprio boom del numero di offerte, che in un solo semestre sono quasi raddoppiate rispetto a tutto il 2016: al 30 giugno scorso il capitale accumulato ammontava a 12.417.323 euro, e la prospettiva è di toccare i 20-25 milioni entro la fine dell’anno. Per il lending crowdfunding in un anno la raccolta è aumentata di quasi 3 volte rispetto al passato, toccando gli 88,282 milioni di euro. Ma l’invoice trading è la vera sorpresa: sono nati nuovi operatori e il valore complessivo del mercato ha raggiunto circa 88,5 milioni, 8 volte quanto risultava un anno fa. Si tratta quindi del comparto del crowdinvesting che è cresciuto di più.

♦ EQUITY CROWDFUNDING

Alla data del 30 giugno 2017 in Italia risultavano autorizzati da CONSOB 19 portali di equity crowdfunding. Di questi 18 sono iscritti alla sezione ‘ordinaria’ mentre solo uno (Unicaseed.it) è iscritto alla sezione ‘speciale’.

Il numero di campagne totali presentate fino al 30 giugno 2017 dalle piattaforme autorizzate  sono in totale 109.  Si può notare che alcuni portali (Ecomill, Fundera, Crowd4Capital, per citare quelli già autorizzati lo scorso anno) non hanno ancora pubblicato progetti. La piattaforma che ha pubblicato più campagne in assoluto è StarsUp (24 progetti, pari al 22,0% del totale) seguita da Crowdfundme (19 progetti, pari al 17,4%) e da Mamacrowd (12 campagne, 11,0%)

In totale il capitale effettivamente raccolto in Italia al 30/6/2017 attraverso l’equity crowdfunding ammonta a € 12.417.323 (con un incremento totale complessivo negli ultimi 12 mesi pari a € 6.853.634, ovvero +123% rispetto allo stock investito fino a un anno fa), in linea con le previsioni che l’Osservatorio aveva avanzato nel 2016. (QUI il primo Report dell’Osservatorio nel 2016)

Secondo le stime, il totale cumulato potrebbe arrivare nei prossimi 12 mesi fra € 20 milioni e € 25 milioni, in funzione di quando il regolamento Consob esistente verrà aggiornato con l’estensione a tutte le PMI.

Nuova riforma per l’equity crowdfunding, si punta all’estensione a tutte le pmi

Come sottolineato nel Report del 2016, il mercato è partito in sordina, ma dopo il consolidamento delle prassi operative si è assistito ad una graduale crescita. Due sono i dati da sottolineare: innanzitutto il 2017 ha registrato un vero e proprio boom del numero di offerte, che in un solo semestre sono quasi raddoppiate rispetto a tutto il 2016; in secondo luogo si evidenzia come dal 2016 in avanti sia notevolmente migliorato il tasso di successo delle campagne di raccolta, ora ben superiore al 50% rispetto a quelle chiuse, segno di una progressiva maturazione e selettività del mercato.

Il target di raccolta medio per le 109 offerte censite è stato pari a € 246.158, con un valore mediano pari a € 162.000; la campagna più ambiziosa è stata quella di Synbiotec Srl sul portale Next Equity che mirava a raccogliere ben € 1.000.227 euro.

♦ IL LENDING CROWDFUNDING

Nell’ambito del lending crowdfunding (o social lending) gli investitori possono prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, per frazionarne il rischio (modello ‘diffuso’), oppure lo presenta alla ‘folla’ di Internet, la quale può decidere se finanziare o meno il progetto (modello ‘diretto’).

In Italia le piattaforme attive in quest’ambito sono decisamente aumentate: al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato, grazie soprattutto all’arrivo in Italia di due piattaforme francesi, ma anche alla crescita del segmento business.

I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% maschi con un’età compresa fra 38 e 46 anni. Gli individui finanziati hanno un’età simile, per il 71% sono maschi e la motivazione dominante per il prestito è la necessità di liquidità generale, seguita dall’acquisto di un veicolo e dal consolidamento del debito. Le imprese italiane finanziate dai portali business sono a oggi 261, di cui 198 fatturano meno di 2 milioni di euro. Rispetto al credito bancario, le condizioni di finanziamento non risultano essere sempre convenienti, ma viene apprezzata la rapidità di risposta offerta dalle piattaforme.

♦ L’INVOICE TRADING

L’invoice trading consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche per supportare il capitale circolante. Gli investitori anticipano l’importo della fattura, al netto della remunerazione richiesta.

In Italia sono quintuplicati i portali dedicati, passati da 1 a 5. Le risorse raccolte attraverso Internet al 30 giugno 2017 ammontavano a 88,5 milioni di euro, 8 volte quelli cumulati l’anno precedente. Le fatture cedute da imprese italiane attraverso l’invoice trading sono ormai più di 2.000 (erano 220 un anno fa).

♦ LE PROSPETTIVE FUTURE

“Ci sono tutte le premesse affinché il mercato del crowdinvesting in Italia prosegua sul sentiero di crescita anche per il futuro – conclude Giancarlo Giudici -. L’equity crowdfunding è in attesa dell’apertura effettiva del mercato a tutte le PMI, ma il banco di prova sarà analizzare se le startup che hanno raccolto capitale nel passato saranno in grado di mantenere le promesse fatte nei business plan. Per il lending, la prospettiva più urgente è una riforma legislativa e fiscale che ‘sdogani’ definitivamente questa nuova asset class, eliminando gli svantaggi oggi esistenti senza rinunciare alla trasparenza del mercato per i retail. L’invoice trading è l’ambito dove la dimensione ‘crowd’ è meno significativa: gli investitori istituzionali continueranno ad alimentare la crescita nel breve termine e probabilmente i piccoli risparmiatori potranno accedere solo attraverso la partecipazione a fondi di investimento”.

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