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La manifattura riparte, e chi innova fa meglio

Meccanica e subfornitura sostengono la ripresa del manifatturiero italiano: gli imprenditori guardano con fiducia alla chiusura del 2015 e si aspettano una crescita del mercato nei prossimi 3 anni. Migliori performance per chi investe in innovazione, con aumento di fatturato e soddisfazione crescente. Ecco tutti i dati dell’Osservatorio MECSPE

Pubblicato il 09 Nov 2015

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Investire in innovazione, ricerca e formazione del personale: è questa la chiave del successo del comparto manifatturiero italiano che sta finalmente uscendo dal periodo congiunturale negativo. Ma quali saranno i settori che lo guideranno verso la ripresa? Secondo l’Osservatorio MECSPE realizzato da Senaf in occasione di MECSPE, la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione (Fiere di Parma, 17-19 marzo 2016), un forte impulso verrà dalle imprese della meccanica e della subfornitura che mostrano segnali di ritrovata vitalità e guardano in maniera positiva al futuro. In particolare, sono le aziende che investono in innovazione ad avere le migliori performance con un aumento di fatturati e una soddisfazione crescente.

Nei primi sei mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2014, si conferma, infatti, il trend positivo previsto nella rilevazione di fine 2014, con una crescita dei fatturati (per il 47% delle aziende), ordinativi adeguati alle esigenze finanziarie (70,8%) e una liquidità complessivamente soddisfacente (92,9%). “L’Osservatorio MECSPE conferma i segnali di ripresa registrati nelle scorse settimane – commenta Emilio Bianchi, Direttore di SenafCi troviamo di fronte a un mercato che comincia a correre e lo fa su un export a km0. “Le imprese della meccanica hanno capito alla perfezione che, beneficiare della ripresa economica, vuole anche dire prendere la via dell’internazionalizzazione, possibilmente approfittando dei mercati vicini e più stabili: 7 imprenditori su 10, infatti, esportano sul mercato dell’Europa Centro Occidentale e quasi un terzo su quello dell’Europa dell’Est”.

Questa situazione di crescita si traduce per oltre 6 imprenditori su 10 in un alto grado di soddisfazione (64,1%) per l’andamento aziendale. Un dato, quest’ultimo, in crescita rispetto a quanto rilevato nel corso del 2014 (45,9% a chiusura del I semestre 2014 e 51,5% a fine anno).

I dati emersi dall’Osservatorio MECSPE danno una fotografia dettagliata dell’industria meccanica italiana, partendo dal punto di vista degli imprenditori. Gli indici dimostrano una consistente fiducia, non solo nelle proprie performance, ma anche nell’andamento del mercato. Un’ottima notizia per l’intero Paese.” sottolinea Enrico Gallorini, Partner di GRS Ricerca & Strategia, la società che ha condotto l’indagine.

Infatti, come emerge dall’Osservatorio, oltre la metà degli imprenditori (55,5%) si aspetta una crescita del mercato in cui operano nei prossimi 3 anni, un 10% in più rispetto a quanto si era registrato nello stesso periodo del 2014.

Guardando, invece, più nel breve periodo, quasi la metà degli imprenditori prevede, rispetto al secondo semestre dello scorso anno, di chiudere l’anno con fatturati in crescita (48,4%) mentre gli ordini già confermati per la seconda metà del 2015 sono stabili per il 49,3% e in crescita per il 36,9%.

Se le prospettive di crescita registrate dall’ultimo Osservatorio MECSPE trovano conferma in questa nuova rilevazione, allo stesso modo possiamo aspettarci, con ottime probabilità, che la crescita indicata per la chiusura d’anno sia più di una previsione, una quasi certezza” precisa Emilio Bianchi.

Sul fronte dell’occupazione, nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, se il 58,5% delle imprese non ha variato il proprio numero dipendenti, è ben il 37,4% ad aver invece assunto nuovo personale. Stesso scenario per la seconda metà del 2015, con il 64% che prevede di mantenere stabile il numero di addetti e un 30,8% che intende aumentarlo.

Questi numeri non fanno che confermare che ci troviamo di fronte a un mercato solido, che sta ripartendo: è ormai un dato di fatto. In questo scenario l’introduzione del Jobs Act è stato un accelerante e ha aiutato il 58,8% delle imprese nelle nuove assunzioni” afferma Bianchi.

Se il Jobs Act sostiene le imprese nelle assunzioni, la burocrazia rimane invece il primo elemento di criticità per gli imprenditori (86,6%), seguito dal costo del lavoro (81,4%) e dagli aspetti fiscali (81,2%). Non desta molta preoccupazione, invece, la rapida evoluzione del settore (47,1%), segnale di aziende in grado di assorbire i cambiamenti produttivi. “Tra le nuove sfide che il mercato sta affrontando c’è, ad esempio, quella della produzione additiva, ovvero della prototipazione rapida e della stampa in 3D. Tecnologie innovative che trovano sei imprese su dieci informate e potenzialmente interessate ai vantaggi competitivi offerti – racconta Emilio Bianchi – Le imprese vogliono essere protagoniste del processo di innovazione: la quasi totalità investe infatti in R&D, con un quarto degli imprenditori che vi destina oltre l’11% del fatturato. Un investimento alto, ma che ripaga. Sono le imprese che hanno nel loro DNA l’innovazione a vedere correre i propri fatturati e a essere le più soddisfatte”.

OSSERVATORIO MECSPE SUL COMPARTO DELLA MECCANICA E DELLA SUBFORNITURA: TUTTI I DATI

NEL I SEMESTRE 2015 FATTURATO IN CRESCITA PER QUASI 5 IMPRESE SU 10, OCCUPAZIONE STABILE, LIQUIDITÀ BUONA O SUFFICIENTE E PORTFOLIO ADEGUATO. ANDAMENTO AMPIAMENTE SODDISFACENTE PER OLTRE SEI IMPRESE SU DIECI E CERTEZZA SULLA CRESCITA DEL MERCATO NEI PROSSIMI TRE ANNI

L’andamento aziendale attuale risulta complessivamente soddisfacente per le imprese del comparto della meccanica e della subfornitura, con il 64,1% degli imprenditori che parla di performance aziendale molto positiva, il 30,9% che si dice mediamente appagato e solo il 5% è contrariato.

Soddisfazione che si può in parte spiegare guardando, in prima battuta, all’andamento del I semestre 2015 e alle previsioni per la seconda metà dell’anno.

Rispetto allo stesso periodo del 2014, infatti, il 47% delle aziende ha registrato una crescita del proprio fatturato, mentre il 39,4% dichiara stabilità e il 13,7% un calo. Sul fronte occupazione, il numero di addetti si è mantenuto complessivamente stabile (lo afferma il 58,5% delle aziende) mentre oltre un terzo ha assunto nuovi dipendenti; solo un 4,2% ha dovuto ridurre i propri dipendenti. Il

portfolio ordini è giudicatoadeguato” ai propri livelli di sostenibilità finanziaria dal 70,8% delle imprese, contro un 29,2% per cui è insufficiente, e la liquidità è ritenuta sufficiente per oltre la metà delle aziende (51,1%) e buona per oltre quattro imprenditori su dieci (41,8%).

– Per quanto riguarda le previsioni sotto il profilo del fatturato, per la seconda metà del 2015, il 48,4% si aspetta una crescita, il 41,4% si aspetta stabilità, mentre si prospetta un calo solo per il 10,2% delle imprese. Stesso andamento anche per l’occupazione: entro fine anno ben il 64% dichiara di voler mantenere stabile il numero di addetti, contro un 30,8% che prospetta incrementi e solo un 5,2% che prevede cali. Sul fronte ordinativi, rispetto allo stesso periodo del 2014, le imprese si attendono una sostanziale stabilità (49,3%), anche se oltre un terzo del campione (36,9%) prospetta una crescita.

Non ci sono dubbi sul futuro del mercato in cui si trovano a operare le singole aziende: per il triennio 2015-2018, solo il 5,8% si aspetta una contrazione del mercato contro un 55,5% apertamente convinto del suo sviluppo e un 38,7% che crede non ci saranno grosse variazioni rispetto all’andamento attuale.

QUASI 8 AZIENDE SU 10 ESPORTANO I PROPRI PRODOTTI E SERVIZI. L’EUROPA CENTRO-OCCIDENTALE PRINCIPALE MERCATO DI SBOCCO

Sul fronte dell’export, quasi 8 aziende su 10 (78%) dichiarano di esportare i propri prodotti e servizi, con un’incidenza variabile. Se il 29,4% dichiara di realizzare all’estero meno del 10% del proprio fatturato, il 18,2% “dall’11% al 25%”, il 10,5% “dal 26% al 45%”, l’11,5% “dal 46% al 70%” e l’8,3% “oltre il 70%”.

Chi esporta punta prevalentemente verso gli Stati dell’Europa Centro-Occidentale (70,9%), seguiti da quelli dell’Europa dell’Est (30,7%) e del Nord America (20,5%). Circa il 18,4% esporta in Asia, mentre il Sud America è un mercato per il 13,1%, il Medio Oriente per il 12,7%, la Russia per l’11,9%, l’Africa Settentrionale per il 7%, l’Oceania per il 3,7% e l’Africa Meridionale per l’1,6%.

FRENI ALLE IMPRESE – BUROCRAZIA, COSTO DELLA FORZA LAVORO, ASPETTI FISCALI, CONCORRENZA DEL MERCATO, TEMPI DELLA GIUSTIZIA E INCERTEZZA NORMATIVA. ACCESSO AL CREDITO PER OLTRE NOVE AZIENDE SU DIECI NON PARTICOLARMENTE PROBLEMATICO. MENO CRITICI ANCHE LA TUTELA DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE, L’EVOLUZIONE DEL SETTORE E IL RECUPERO CREDITI.

A ostacolare la normale attività e a preoccupare gli imprenditori al primo posto è indicata la “Burocrazia” (dall’86,6%), seguita dal “Costo della Forza Lavoro” (81,4%), dagli “Aspetti Fiscali” (81,2%), dalla “Concorrenza del mercato” (79,4%), dai “Tempi della giustizia” (72,8%) e dall’“l’Incertezza normativa” (69,8%).

Tra i fattori che destano minore preoccupazione c’è “l’Accesso al credito” (42,7%): su questo fronte, infatti, oltre nove imprese su dieci (91,1%) dichiarano che, rispetto allo scorso anno, l’accesso al credito è buono (per il 47,4%) o sufficiente (43,7%).

Meno critici anche la “Contraffazione e la tutela della proprietà industriale” (indicata dal 29,2%), il “Recupero Crediti” (46,4%) e “l’Evoluzione rapida del settore” (47,1%).

MIGLIORI PERFORMANCE TRA CHI INVESTE IN RICERCA E INNOVAZIONE E FORMAZIONE DEI DIPENDENTI

Chi investe in “ricerca e innovazione” e in “formazione dei dipendenti” ottiene migliori performance in termini di fatturato ed è più soddisfatto.

Le imprese, infatti, continuano a credere fortemente nel valore aggiunto rappresentato dalla “ricerca e innovazione”: è ben l’88,4% a dichiarare di investire in questo senso quote diverse del proprio fatturato. Se il 63,1% destina tra l’1% e il 10% del fatturato, il 16,9% ne dedica “tra l’11% e il 20%” e il 7,6% oltre il 21%.

Allo stesso modo, per essere competitivi sul mercato, bisogna avere personale aggiornato sulle novità produttive: per questo, quasi nove aziende su dieci (86,1%) investono in tal senso e se il 30,7% non supera le 10 ore all’anno per dipendente, quasi un quarto (23%) dedica “da 11 a 20 ore” e quasi un terzo supera le 21 ore.

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