I vestiti? Noi li facciamo con le arance

Orange Fiber, startup fondata da due giovani donne siciliane, ha lanciato il prototipo di un filato prodotto con gli scarti degli agrumi. Il loro brevetto, che potrebbe innovare il tessile made in Italy, ha già attirato l’attenzione di alcuni brand di moda e sarà presto sul mercato. Guarda la videointervista andata in onda su EconomyUpTv

Pubblicato il 19 Set 2014

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GUARDA LA VIDEOINTERVISTA ALLE DUE FONDATRICI DI ORANGE FIBER ANDATA IN ONDA SU ECONOMYUPTV

Erano coinquiline a Milano, entrambe siciliane, studiavano fashion design una e comunicazione e cooperazione internazionale l’altra e non avevano nessuna competenza scientifica. Nonostante ciò hanno fondato una startup, Orange Fiber, e sono riuscite a ideare, brevettare e produrre il primo tessuto realizzato con le bucce d’arancia, che hanno presentato per la prima volta all’Expo Gate, in occasione della settimana della moda e dell’evento Alimenta2Talent.

Ma l’avventura di Adriana Santanocito, 36 anni, e Enrica Arena, 28, è cominciata quasi due anni fa: “L’idea è stata di Adriana”, racconta Enrica. “La sua passione per il tessile e l’attaccamento alla Sicilia, nostra regione natale, l’hanno portata a chiedersi se non si potesse produrre un tessuto con gli scarti degli agrumi. Me l’ha proposto e abbiamo deciso di provarci insieme”.

Le ragazze hanno subito verificato la fattibilità del processo con il Politecnico di Milano, dipartimento di Chimica dei Materiali, ormai due anni fa. A seguire ci siamo avvalse della consulenza di specialisti”. Tantissimi in questi anni i premi, riconoscimenti e aiuti ottenuti: “Il riscontro è stato eccezionale: da WCap Catania ad Alimenta2Talent, dal Premio Gaetano Marzotto, fino al New York Stock Exchange i riconoscimenti sono stati tantissimi”.

Il progetto nasce anche dall’attenzione alla sostenibilità: dalla voglia di contribuire al riuso delle oltre 700 mila tonnellate di sottoprodotto che l’industria della trasformazione agrumicola produce in Italia. E dalla volontà di dare nuova speranza al comparto tessile e importanti ricadute sul territorio: dalla riduzione della quantità di rifiuti agrumicoli da smaltire a quella delle emissioni di C02 al risparmio ambientale rispetto ai metodi di produzione dei filati più diffusi (il petrolio è notoriamente inquinante e il cotone richiede un uso intensivo di risorse idriche, terreno, fertilizzanti).

“È stata in primo luogo la passione per la moda sostenibile a muovermi. Non solo: volevo creare un tessuto che facesse bene a chi lo indossasse. Orange Fiber rilascia oli essenziali di agrumi e vitamina C sulla pelle”, racconta Adriana.

Il primo prototipo è stato tessuto grazie al supporto della siciliana Tessitura Taborelli. “Ora il nostro primo obiettivo è andare in produzione creando un primo impianto in Sicilia. Per questo motivo ci stiamo concentrando sulla creazione di partnership industriali e sul consolidamento di quelle esistenti, sulla progettazione di una linea produttiva e accordi di filiera”.

E stanno contrattando con alcuni brand di moda per lanciare la prima linea di abbigliamento con tessuti Orange Fiber. “Devono essere marchi che condividano con noi i valori alla base del nostro progetto: sostenibilità, made in Italy e benessere. Tra qualche anno ci auguriamo di aver consolidato la nostra presenza nel mercato dei tessuti innovativi e di iniziare una fase di internazionalizzazione del progetto. Quanto agli abiti, non li voglio disegnare io, voglio uno stilista! Noi il nostro grande obiettivo l’abbiamo già ottenuto”, conclude Adriana.

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