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Deep tech: che cos’è, le caratteristiche, gli investimenti e le startup

Gli investitori guardano con sempre maggiore attenzione a startup e scaleup impegnate nel deep tech, le tecnologie basate su scoperte scientifiche o sfide ingegneristiche. Qui un approfondimento

Pubblicato il 22 Mar 2021

DEEP TECH

Mai come oggi il deep tech si sta rivelando la chiave per individuare soluzioni efficaci a problemi complessi. Le tecnologie basate su scoperte scientifiche o sfide ingegneristiche sono alla base di antivirali, vaccini, respiratori, ovvero alcune delle armi che siamo riusciti a mettere in campo contro il nemico comune, la pandemia da Covid19. Stiamo in altre parole sperimentando l’importanza del deep tech per la nostra vita quotidiana. Non è un caso che di recente, anche in Italia, siano sorte iniziative per promuovere e sostenere realtà innovative appartenenti a questa categoria. Ma esattamente cosa significa deep tech? E quante e quali startup si muovono in questo ambito? Vediamolo insieme.

Deep tech: significato

Deep tech è il termine generico con il quale si fa riferimento a organizzazioni o aziende, di solito startup, che utilizzano tecnologie basate su concrete innovazioni ingegneristiche o progressi e scoperte scientifiche. Da decenni si utilizza questo termine nelle divisioni R&D di grandi aziende, ma una definizione più recente, che proviene dal mondo del venture capital, è stata proposta da Swati Chaturvedi, fondatrice della prima piattaforma al mondo dedicata all’angel investing in startup deep tech, Propel (x). La Chaturvedi scrive: “Definiamo startup deep tech quelle fondate su una scoperta scientifica o un’innovazione ingegneristica significativa. Qualcuno potrebbe argomentare: ‘Le startup tecnologiche non si fondano tutte su questi principi?’ In parte si, ma la maggior parte no. La maggior parte delle aziende tecnologiche attualmente si basa sull’innovazione del modello di business o sulla transizione del modello di business da offline a online, utilizzando la tecnologia esistente”. Questa la fondamentale differenza tra società deep e quelle che non lo sono.

Le principali tecnologie sulle quali lavorano le deep tech sono: intelligenza artificiale, robotica, blockchain, scienza dei materiali avanzati, fotonica ed elettronica, biotecnologie, avdanced manufacturing, quantum computing.

Le “tecnologie profonde” sono nuove e garantiscono progressi significativi rispetto a quelle attualmente in uso. Il deep tech richiede un’intensa attività di ricerca e sviluppo per elaborare applicazioni pratiche per il business o per i consumatori e portarle dal laboratorio al mercato. Molte di queste tecnologie sono in grado di affrontare grandi sfide sociali e ambientali, e probabilmente contribuiranno a risolvere alcuni dei problemi più urgenti del momento a livello globale. Il deep tech ha il potere di creare i propri mercati o di sconvolgere le industrie esistenti. Secondo il report 2019 “A Deep Dive to Deep Tech Investing” del Boston Consulting Group, dopo l’ultimo decennio di innovazione digitale, il deep tech sarà al centro della prossima ondata di rivoluzione industriale.

Tre sono gli elementi caratterizzanti del deep tech in un contesto aziendale: queste tecnologie possono avere un grande impatto, richiedere molto tempo per raggiungere la maturità ed essere pronte per il mercato, e infine possono richiedere una quantità significativa di capitale.

Gli investimenti dal 2011 in poi

I finanziamenti per le aziende del deep tech – una categoria di investimento nata con la nascita dell’industria tecnologica – sono andati aumentando nel corso degli anni. Dal 2011 al 2016, riporta il Boston Consulting Group, gli investimenti totali in società di deep tech sono saliti da 1,7 a 7,9 miliardi di dollari. Nel periodo successivo un ulteriore balzo in avanti: le attività di finanziamento si sono concentrate principalmente negli Stati Uniti e in Cina, per un totale di circa l’81% degli investimenti privati globali in deep tech dal 2015 al 2018, con circa $ 32,8 miliardi e $ 14,6 miliardi investiti rispettivamente in ciascun paese.

La Cina è il principale motore negli investimenti nel settore della tecnologia profonda, con finanziamenti che aumentano dell’80% ogni anno rispetto al 10% di incremento annuale negli Stati Uniti. Anche i Paesi europei sono anche attivi negli investimenti nel settore del deep tech, seppure in misura minore. Secondo il Financial Times, nel 2017 i finanziamenti totali a questo tipo di società hanno raggiunto circa 3 miliardi di euro per 600 deals.

Gli investimenti in deep tech, si legge in un report 2019 del Bcg, hanno registrato una crescita del 20% all’anno tra il 2015 e il 2018, culminando in quasi 18 miliardi di dollari di investimenti.

Le stime più recenti di Bcg segnalano che gli investimenti in queste tecnologie innovative hanno raggiunto più di 60 miliardi di dollari nel 2020 e potrebbero triplicare, arrivando a quota 200 miliardi entro il 2025.

Startup e scaleup della “tecnologia profonda”

Secondo gli osservatori, le startup e le scaleup che operano nel campo delle tecnologie di frontiera saranno determinanti nel prossimo futuro, perché maggiormente in grado di guidare l’innovazione e affrontare questioni cruciali in  modo economicamente sostenibile, favorendo allo stesso tempo la crescita delle imprese.

Startup deep tech in Europa

Negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento dei finanziamenti per le imprese deeptech in tutta Europa, con 7,7 miliardi di euro investiti nel 2019 (fonte: eu-startups). Si tratta di un aumento di quasi tre volte rispetto al 2015. L’intelligenza artificiale è la tecnologia “pigliatutto”, probabilmente perché deve ancora affermarsi pienamente nel contesto tecnologico europeo.

Tuttavia, vi è ancora un ampio divario di capitale di rischio rispetto agli Stati Uniti o alla Cina. Ciò potrebbe essere spiegato dalla mancanza di esperienza degli investitori europei nel settore e dal fatto che si ritengono necessari investimenti più elevati per il successo di deeptech. Ma diverse scaleup come Ynsect, DataIku e Orcam hanno dimostrato di poter generare valore a lungo termine sui mercati globali.

Il Regno Unito è leader negli investimenti deeptech in Europa, seguito da Francia, Germania, Svizzera e Paesi Bassi. Guardando oltre la top 10, la Romania si distingue per i grandi investimenti in UiPath, la tecnologia profonda in più rapida crescita in Europa.

Con una pandemia globale in corso, i responsabili politici stanno cercando ora più che mai di ricostruire le capacità tecnologiche e scientifiche dell’Europa. Non solo per  scopi economici contingenti, ma anche per dare risposte migliori alle crisi future. La maggior parte dei governi è stata infatti criticata per la gestione delle crisi, mentre i cittadini hanno scoperto la totale dipendenza dalla Cina per la produzione di alcuni beni necessari.

Ecco perché una startup del deep tech come Xampla, spin off dell’Università di Cambridge, ha recentemente ricevuto 2,2 milioni di euro di finanziamenti per le sementi. Inoltre, le società di venture capital stanno creando fondi per startup deeptech come Runa Capital  che è pronta a investire 144 milioni di euro.

Ecco una selezione di 10 startup europee del deep tech.

AImotive – Fornisce una tecnologia di guida autonoma basata sull’intelligenza artificiale. Fondata nel 2015 da Laszlo Kishonti, l’azienda ha uffici a Budapest, Mountain View e Yokohama, impiega oltre 200 persone e ha raccolto circa 44 milioni di euro di finanziamenti.

Beit – La sua missione è controllare i computer quantistici con algoritmi in grado di risolvere problemi difficili. La società è stata fondata nel 2016 da Wojtek Burkot, ha sede a Cracovia, in Polonia, e ha ricevuto finanziamenti dalla Commissione europea per un progetto di computer quantistico.

FiveAI – FiveAI sfrutta l’intelligenza artificiale (AI) e l’apprendimento automatico per costruire sistemi di navigazione in grado di alimentare le auto autonome. Fondata nel 2015 da John Redford, Ben Peters, Steve Allpress e con sede a Cambridge, regno Unito, la startup impiega più di 100 persone.

Graphcore – Unicorno con sede a Bristol, ha creato un nuovo processore, l’Intelligence Processing Unit (IPU), progettato per l’intelligenza artificiale. L’architettura unica dell’IPU consente ai ricercatori di intelligenza artificiale di intraprendere nuovi tipi di ATTIVITà, non possibili utilizzando le tecnologie attuali. Fondata nel 2016, ha oltre 300 dipendenti e ha raccolto circa 418 milioni di euro.

IQM – Questa società è stata fondata nel 2018 da Jan Goetz e Kuan Yen Tan ed è uno spin-off del gruppo di ricerca Quantum Computing and Devices dell’Università di Aalto. IQM ha sede a Espoo, in Finlandia, e ha ottenuto un finanziamento di 11 milioni di euro nel luglio 2019,circa un anno dopo la sua fondazione.

Kiutra – Sta sviluppando dispositivi di raffreddamento  di nuova generazione per la ricerca di base, la tecnologia quantistica e le applicazioni dei rivelatori basate sul raffreddamento magnetico. Fondata da Jan Spallek e Tomek Schultz nel 2018, la startup ha sede a Monaco di Baviera, in Germania. Il team ha raccolto circa 1 milione di euro di finanziamenti nel 2019 attraverso due diversi round.

LTU – Fondata nel 2018 da Olivier Gravet, Gilles Pingeot e Antoine Tesquier Tedeschi, LTU impiega più di 15 persone con sede a Parigi, in Francia. LTU è una piattaforma di visione artificiale e riconoscimento visivo che fornisce una suite di funzionalità di elaborazione di oggetti e immagini di servizi Web tra cui corrispondenza, confronto preciso, ricerca nella tavolozza dei colori, ricerca di similarità e metadati. Di recente ha ottenuto 4,5 milioni di euro di finanziamenti.

Lilium – Co-fondata nel 2015 da Daniel Wiegand, Sebastian Born, Patrick Nathen e Matthias Meiner, Lilium ha sede vicino a Monaco di Baviera,  in Germania. Sta sviluppando un servizio di taxi aereo su richiesta e sta già impiegando più di 400 persone. Nel marzo di quest’anno ha chiuso un round da 224 milioni di euro.

Nivaura – Nivaura offre una tecnologia modulare della piattaforma per consentire l’automazione dei processi per l’assicurazione e l’amministrazione di strumenti come prestiti e obbligazioni. Nivaura è stata fondata nel 2015 da Alessio Menini e ha sede a Londra, Regno Unito. A febbraio 2019 ha raccolto 17,5 milioni di euro.

Tibber – Il suo obiettivo è cambiare il modo in cui acquistiamo e consumiamo elettricità. Fondata nel 2016 da Daniel Lindén e Edgeir Aksnes, Tibber ha sede a  Stoccolma, in Svezia. La startup impiega oltre 40 persone.

EIT Digital Challenge: la challenge per startup europee del deep tech

EIT Digital Challenge è una prestigiosa competizione europea dedicata alle  startup deep tech in grado di sviluppare soluzioni altamente tecnologiche. La finale dell’edizione 2020 si è svolta online il 12 novembre. 20 scaleup deep tech, tra le più promettenti in Europa, hanno presentato le loro innovative soluzioni digitali alla giuria di esperti e investitori del settore per conquistare un montepremi da 350mila euro.

Ha vinto Deepomatic dalla Francia. Gli altri 4 vincitori: Icometrix (Belgo), SwipeGuide (Olanda), Targomo (Germania), e Wishibam (Francia). C’erano anche le italiane Inxpect e Roboze (vedi sotto).

Nel 2020, un numero record di 403 scaleup da 32 paesi ha presentato domanda per il concorso. Quasi il 40% dei candidati, il 55% dei 20 finalisti e 3 vincitori su 5 (cioè il 60%) hanno donne come fondatrici o dirigenti di livello C.

Con ricavi medi di 1,4 milioni di euro, un finanziamento medio di 7,6 milioni di euro e uno staff medio di oltre 40 persone, i vincitori del 2020 sono stati i più “maturi” nei 7 anni di storia della sfida.

Il fondo di CDP Venture Capital per il deep tech

A marzo 2021 è partito in Italia con una dotazione di 100 milioni di euro il Fondo Evoluzione, uno dei fondi di CDP  Venture Capital – Fondo Nazionale Innovazione, pronto a investire in startup e pmi innovative. Uno degli elementi che lo distingue da altri fondi è che, in questo caso, vengono effettuati investimenti diretti. Il focus è sul deep tech, e su “ambiti che siano d’interesse strategico nazionale”. Il Fondo Evoluzione è guidato da Lorenzo Franchini  e  Mario Scuderi. Le risorse saranno indirizzate su società che abbiano validato il loro modello di business sul mercato o che siano in una fase avanzata dello sviluppo tecnologico. Gli operatori del Fondo si dicono interessati all’insieme delle tecnologie innovative e di frontiera, originali e fondate su scoperte scientifiche, quali ad esempio AI, Cyber Security, Biotech, MedTech, Nuovi Materiali o Quantum Computing.

CDP venture Capital, parte il Fondo Evoluzione: 100 milioni per investimenti diretti su startup e PMI

Enea Tech: il fondo che investe (anche) nel deep tech

Nel 2020 è stata lanciata Enea Tech, fondazione di diritto privato presieduta da Anna Tampieri e diretta da Salvo Mizzi, nata per supportare lo sviluppo di tecnologie strategiche per la competitività dell’Italia. Il suo plafond è di 500 milioni di euro. Al centro il trasferimento tecnologico, ovvero tutte quelle attività che abilitano il passaggio di un’idea o un progetto dalla ricerca scientifica al mercato. Enea Tech effettuerà Interventi tra i 100mila euro e i 15 milioni di euro per startup, pmi, spin-off e altri tipi di imprese attive nei settori Green, Energy e Circular Economy, Healthcare Technology, Information Technology e anche nel deep tech. Come spiega in questa intervista Anna Tampieri, nel deep tech sarà rivolta attenzione alle “tecnologie emergenti, come quelle quantistiche, nel presidio dei servizi di Difesa e Sicurezza, nello sviluppo di microelettronica e fotonica” Ma anche “la filiera aerospaziale, la robotica industriale e la meccanica avanzata”.

Startup deep tech Italia: 4 esempi

Inxpect

Inxpect, società di Brescia, ha creato il “safety rated smart radar system”, il primo e ad oggi l’unico sistema di sensori basato sulla tecnologia radar che può essere legalmente utilizzato per garantire la sicurezza degli operatori in ambito industriale. Il sistema rallenta o ferma automaticamente un macchinario quando un operatore si avvicina, e lo fa ripartire quando si allontana. Guidata dal CEO Luca Salgarelli, Inxpect ha sedi in Italia, Spagna e Israele, con l’obiettivo di diventare un leader mondiale nel mercato degli smart radar system.

Inxpect, la scaleup che usa il radar per far lavorare in sicurezza uomini e robot in fabbrica


Roboze

Roboze è una startup fondata a Bari, in Puglia, nel 2014 da Alessio Lorusso che sviluppa, produce e vende soluzioni innovative per la stampa 3D.  Utilizzando una tecnologia brevettata, offre strumenti che comprendono una combinazione di stampanti 3D di alta qualità e polimeri termoplastici avanzati. Prima di sviluppare i prodotti, Roboze studia i bisogni degli utenti in questa industria. Nel 2018 ha vinto la XXII edizione del Premio EY L’Imprenditore dell’Anno nella categoria startup.

L’imprenditore dell’anno EY è Sonia Bonfiglioli; Roboze la startup

Altilia

La PMI innovativa Altilia è una deep tech company calabrese impegnata nello sviluppo di Altilia Intelligent Automation, una piattaforma evoluta di Intelligenza Artificiale rivolta all’automazione di sofisticati processi aziendali. Spin-off del CNR, realizza tecnologie e piattaforme cloud per l’automazione di processi aziendali mediante algoritmi di Intelligenza Artificiale “disruptive”: sono capaci di apprendere e svolgere compiti complessi che normalmente richiederebbero l’intervento umano. Nel 2020 è entrato nella compagine societaria di Altilia, con un investimento fino a 3 milioni di euro, CDP Venture Capital, attraverso il Fondo Italia Venture II – Fondo Imprese Sud.

Deep tech: 3 milioni da CDP Venture Capital per Altilia, la prima PMI innovativa in Calabria

Phononic Vibes

Spin-off deep tech del Politecnico di Milano nata nel 2018, sviluppa e commercializza
tecnologie innovative per la riduzione del rumore e delle vibrazioni. Il progetto nasce da un gruppo di giovani ricercatori che ha valuto trasformare in una realtà imprenditoriale le competenze tecniche maturate fra PoliMi e MIT di Boston nel proprio ambito di ricerca, i metamateriali, cioè materiali avanzati le cui performance in termini di controllo acustico e vibrazioni sono definite dalla forma e la topologia della cella unitaria e non dalla materia prima.

Basandosi su questa tecnologia e sui brevetti proprietari, Phononic Vibes sviluppa e commercializza soluzioni per schermare la diffusione di suono e vibrazioni da una fonte di rumore, permettendo una sensibile riduzione dei costi e migliore performance rispetto alle soluzioni tradizionali comunemente utilizzate nel mercato per il trattamento del rumore.

Nel 2020 ha chiuso un aumento di capitale da 2,3 milioni di euro. La startup aveva già raccolto mezzo milione a gennaio 2019 in un primo seed round guidato da Poli360 – fondo dedicato al trasferimento tecnologico gestito da 360 Capital – e con la partecipazione di Pantecnica Spa – azienda italiana focalizzata su prodotti e sistemi per l’isolamento e smorzamento di vibrazioni.

Phononic Vibes, 2,3 milioni per lo spin-off del Polimi che taglia i rumori

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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