La storia

Rigenerand, come un medico può creare una startup da 8,7 milioni di euro

Sviluppa una terapia basata su cellule staminali contro tumori rari la società fondata da Massimo Dominici, che ha ricevuto l’investimento più ricco dall’inizio dell’anno. «Sono tornato in Italia dagli Stati Uniti per amore, ma anche perché qui la sfida è più difficile». L’incontro casuale in un ristorante con il socio Gianni Bellini

Pubblicato il 18 Mag 2016

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“Siamo medici, a noi non interessa il business, per noi conta la vita dei pazienti”. Discorso più che comprensibile se si considera il camice che indossano. Ma se buttiamo gli occhi sui numeri, può sembrare una frase fuori luogo. A parlare è Massimo Dominici, professore, medico e startupper. È lui infatti il founder di Rigenerand, startup di healthcare che ha ricevuto un finanziamento di 8,7 milioni di euro da Principia SGR, attraverso il fondo Principia III. Cifra che fa di questa operazione la più ricca e corposa dall’inizio dell’anno. E che la dice lunga sul mercato di riferimento in cui si inserisce l’attività di questa startup, il cui obiettivo è sviluppare terapie avanzate antitumorali e dispositivi biotecnologici nel settore delle culture cellulari e dell’ingegneria dei tessuti. “Il mercato della medicina rigenerativa (quella branca, cioè, basata soprattutto sull’utilizzo delle cellule staminali, ndr) è stimato sui 40 miliardi di euro all’anno, mentre il mercato dei farmaci anti-tumorali per i nostri target si aggira attorno a 1,3 miliardi di euro all’anno” dice Dominici.

Ma se questi numeri avranno fatto gola agli investitori (con quest’ultimo investimento Principia SGR ha impegnato circa 40 milioni di euro in investimenti nell’healthcare), non erano certo nella testa di Dominci quando, nel 2009 lascia un dottorato di ricerca negli Stati Uniti per fondare una startup in Italia. Origini umbre, 44 anni, Massimo Dominici, è un medico ematologo e docente di oncologia all’Università di Modena e da circa 20 anni studia come valorizzare le potenzialità delle cellule staminali per applicazioni in medicina rigenerativa e oncologica. Si definisce un ex cervello in fuga: “nel 2004 ero a Memphis per fare ricerca – racconta -. Sono tornato in Italia per due motivi: affari di cuore, perché mia moglie mi avrebbe lasciato se avessi scelto di stare ancora dall’altra parte del mondo; ma anche motivi di soddisfazione personale. È facile realizzare un progetto in America, dove è tutto a portata di mano; è molto più complicato realizzare qualcosa di importante nel proprio Paese, senza fondi e con un laboratorio che all’inizio era solo una stanza vuota. È una sfida che ho deciso di intraprendere” racconta.

Tornato in patria incontra Gianni Bellini, fondatore di Rand Srl, società attiva nel settore biomedicale. “Ci siamo conosciuti per caso in un ristorante e mi colpì un prodotto che stava realizzando in quel periodo, un supporto artificiale per il fegato” racconta. Dopo qualche chiacchierata e altre cene insieme, decidono di unire forze e fondi personali per dar vita al progetto di Rigenerand. Ai due si unisce anche il professor Pierfranco Conte. La startup viene fondata nel 2009 a Medolla (Modena) nel cuore del distretto biomedicale di Mirandola, e nasce come joint venture tra la Rand e l’Università di Modena e Reggio Emilia. “Uno spin-off che ha chiuso il primo round di finanziamento dopo 7 anni di vita” dice il medico-imprenditore. Un round arrivato dopo che la startup deposita un primo brevetto su un device per amplificare cellule staminali a scopo terapeutico.

Oggi Rigenerand sta sviluppando una terapia basata su cellule staminali mesenchimali geneticamente modificate per il trattamento di forme

Massimo Dominici, co-founder di Rigenerand

tumorali rare o incurabili, come il cancro del pancreas ed i sarcomi. Tumori per i quali non esistono ancora oggi valide cure, in particolare nelle fasi avanzate. Inoltre il team di ricerca, oggi composto da sei persone oltre ai tre fondatori, sta realizzando innovativi dispositivi medici che consentiranno di amplificare cellule umane in ambienti sterili garantendo livelli di performance superiori agli attuali standard delle officine farmaceutiche per la produzione di cellule a scopo terapeutico, “quelle che noi chiamiamo cell factory” specifica Dominici.

L’investimento di Principia ci aiuterà a sviluppare due progetti: “produrremo bioreattori per coltura di cellule nomali, in fase terapica, o tumorali, in fase diagnostica; e produrremo cellule ad azione anti-tumorale grazie alla creazione di una cell factory. Abbiamo intenzione anche di allargare il team e di arrivare a 10 persone assunte fra un anno. Con queste nuove forze sarà possibile avere fra tre anni cellule sicure da poter trapiantare nei pazienti a scopo terapeutico” promette. Senza parlare del business che l’investimento di Principia e la sua ricerca produrranno. Perché questo non rientra tra i suoi pensieri.

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