Fedeli Cashmere: «Ecco perché non crediamo nell’innovazione delle startup»

L’impresa di Monza, da poco in Altagamma, punta solo su materiali innovativi creati in azienda: una microfibra che si asciuga subito per i costumi da bagno, una lente sottilissima per gli occhiali da sole. «Ma che cosa vuoi innovare su un abito sartoriale?», dice il presidente Gigi Fedeli

Pubblicato il 04 Apr 2016

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Gigi Fedeli, presidente della Fedeli Cashmere

“Io sono un sostenitore del Made in Italy. Ma del Made in Italy fatto bene, quello pensato e realizzato in Italia. L’italiano che produce all’estero può creare un prodotto Made in  Italy medio, ma non eccezionale, perché solo nel nostro Paese ci sono quella cultura e quei servizi che rendono il prodotto unico. Caratteristiche che altrove mancano”. Gigi Fedeli ha le idee chiare: non c’è vero Made in Italy senza Italia. “Non tutti i prodotti possono avere questo marchio. Pensate all’orologeria, ad esempio, o alle scarpe da ginnastica: sono prodotti che per caratteristiche, materiale e qualità devono essere creati all’estero” dice. Classe 1957, Fedeli è presidente alla terza generazione dell’azienda di famiglia, la Fedeli Cashmere, fondata dal nonno Luigi Fedeli nel 1934 a Monza e, a gennaio di quest’anno, accolta tra le aziende della Fondazione Altagamma. “Era ora! Il nostro era una mancanza importante nella lista di nomi della Fondazione” dice Fedeli. Le imprese Altagamma, infatti, sono ambasciatrici mondiali dello stile di vita italiano, operano nei settori della moda, del design, della gioielleria, dell’alimentare, dell’ospitalità, della velocità e del wellness.

“Fin dalla sua fondazione – spiega Fedeli – Altagamma ha valorizzato l’Italian Contemporary Essence: il bello, buono e ben fatto, cosa che personalmente sostengo da sempre. Per questo siamo particolarmente orgogliosi di entrare nella Fondazione Altagamma, che nei suoi valori rappresenta al meglio il motivo ispiratore di tutta la nostra produzione e più in generale, del nostro modo di intendere l’azienda che quest’anno festeggia i suoi primi 82 anni”.

E pensare che negli anni ’30 tutto cominciò da un cappello, un accessorio indispensabile nel guardaroba dell’uomo elegante, almeno fino agli ann

Fedeli Cashmere: l'azienda a Monza

i cinquanta. Allora il nonno Luigi Fedeli apriva un laboratorio artigianale a Monza, città che già vantava una fiorente attività produttiva nella lavorazione del feltro per cappelli. Nell’immediato dopoguerra entrò in azienda il figlio Nino che, con una grande carica innovatrice, seppe imprimere una dimensione internazionale all’azienda allargando produzione e distribuzione. Fu la visita ad un’azienda svizzera di maglieria a fornire lo spunto per un’intuizione che si rivelò vincente negli anni a seguire. Rientrato in Italia, intraprese la sua sfida, importando nuovi macchinari per la lavorazione dei filati e iniziando a produrre maglie a treccia, le prime ad essere realizzate in Italia. Il successo fu immediato. Gli anni sessanta vedono un’ulteriore innovazione a livello produttivo, con l’introduzione di nuovi macchinari per la lavorazione del più nobile dei filati: il cashmere. Fedeli diventò così la prima azienda italiana specializzata nella produzione di maglieria in cashmere.

Il testimone oggi è passato alla terza generazione, appunto nella persona di Gigi Fedeli che, come i suoi predecessori, ha allargato il mercato fuori dai confini italiani ed europei: apre nuovi punti vendita in Italia, l’ultimo quello a Portofino dedicato alla collezione di costumi da bagno; boutique a Londra e in Corea, e nel 2014 sigla un accordo con Life Luxury Group (LIFE), società distributrice dell’eccellenza italiana, specializzata nell’affermare marchi di lusso nel mercato cinese. Con questo accordo strategico Fedeli integra nel proprio piano di sviluppo aperture di negozi mon

omarca gestiti direttamente, la distribuzione delle collezioni Fedeli in punti vendita multimarca selezionati e accordi in franchising ad Hong Kong, Macao e Greater China.

E, proprio come i suoi predecessori, Fedeli punta sull’innovazione. “Abbiamo lanciato la collezione di costumi da bagno Quick Dry, fatta con una particolare microfibra che si asciuga in pochi minuti. E, la novità di quest’anno, è una collezione di occhiali da sole che hanno una una lente con uno spessore di soli 1,8 mm, la più sottile presente oggi sul mercato” dice il presidente. E puntualizza: “Ma non vogliamo spingerci oltre: crediamo nell’innovazione dei materiali più che nelle idee innovative che possono apportare le startup. Abiti e accessori per il freestyle e lo streetware possono aver bisogno di materiali innovativi. E questi vengono creati grazie alle ricerche fatte in azienda. Ma sull’abito tradizionale che innovazione vuoi fare?” dice.

E se gli si fa notare che il lanificio Reda, azienda del Made in Italy con 150 anni di storia, lo scorso anno ha adottato la startup Lanieri.com, primo ecommerce italiano di abiti su misura maschili, risponde: “Ma per favore! Online si compra un costume da bagno, perché le taglie sono più semplici da ordinare: una M è sempre una M! Ma un abito sartoriale per il quale spendo 3-5mila euro io voglio comprarlo in negozio, voglio essere seguito e consigliato”.

Come a dire: innovazione sì, ma senza sconvolgere la tradizione.

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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