Ecuador primo al mondo a lanciare la moneta elettronica statale

A differenza dei Bitcoin, il Sistema de Dinero Electrónico partito in questi giorni è gestito dalla Banca Centrale. Entro l’anno 500mila utenti potranno utilizzare la valuta digitale per pagare servizi e scambiarsi denaro. La mossa potrebbe aiutare il governo a sganciarsi dal dollaro, moneta ufficiale dopo la crisi economica del 2000

Pubblicato il 10 Feb 2015

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L’Ecuador è il primo Stato al mondo a emettere valuta digitale. Annunciato a dicembre, il Sistema de Dinero Electrónico comincerà ad essere implementato entro fine mese. La nuova moneta viene emessa dalla Banca Centrale dell’Ecuador, quindi differisce in modo sostanziale dai Bitcoin, la più nota tra le criptomonete internazionali, che viene scambiata su Internet senza essere regolata da alcuna autorità finanziaria. Per inciso i Bitcoin, la cui fama è controversa (amati da alcuni, invisi ad altri per eventuali default tecnologici della piattaforma e per il potenziale utilizzo per traffici illeciti) sono stati ufficialmente proibiti in Ecuador a luglio scorso.

Secondo alcuni economisti, la scelta di introdurre una valuta elettronica è dovuta all’intenzione del governo ecuadoregno di abbandonare gradualmente il dollaro. L’Ecuador aveva infatti adottato la moneta statunitense dopo che la sua economia era collassata nel 2000. Ma l’esecutivo smentisce questa versione dei fatti, sostenendo che il Sistema de Dinero Electrónico è pensato per supportare il sistema monetario basato sul dollaro, non per sostituirlo, e sottolineando che per legge le transazioni finanziarie in Ecuador devono essere condotte in dollari. D’altra parte altri osservatori insistono che una mossa del genere potrebbe in teoria consentire alla Banca Centrale del Paese di emettere nuova valuta non direttamente legata alle reserve in dollari.

In pratica come funzionerà la moneta elettronica dell’Ecuador? Intanto le autorità hanno precisato come “non” verrà usata. In una lettera pubblicata in spagnolo sul sito Internet del Banco Central del Ecuador ad agosto, i dirigenti hanno spiegato che non verrà usata per pagare dipendenti pubblici o gestori di appalti pubblici, e hanno affermato che tutto questo non causerà una fuga di capitali.

La scorsa settimana la Banca Centrale ha annunciato di aver firmato un accordo con un’organizzazione che raggruppa 60mila tassisti pronta ad accettare la nuova valuta elettronica. Jorge Calderon, presidente dell’associazione, ha lodato il sistema di pagamento elettronico, sostenendo che eviterà ai tassisti di portarsi dietro troppi spiccioli.

In una seconda fase, che dovrebbe partire a giorni, gli utenti potranno usare la moneta elettronica statale per pagare determinati servizi e per scambiarsi denaro.

Nella terza fase del piano, che, a detta del governo, dovrebbe partire nella seconda metà di quest’anno, i clienti potranno pagare servizi pubblici (come appunto il taxi o altri mezzi di trasporto) attraverso il mobile payment, pagamenti in mobilità.

Secondo Fausto Valencia, responsabile del progetto per conto della Banca Centrale, entro il 2015 utilizzeranno il servizio circa 500mila persone su 16 milioni di abitanti dell’Ecuador. È d’accordo anche Paul Buitink, esperto di criptomonete che insegna all’Universidad San Francisco di Quito. “Il progetto è piuttosto aggressivo – dice – perché il governo vuole davvero che tutta la popolazione usi la moneta elettronica il più presto possibile”.

Per il momento l’opinione pubblica sembra aver accolto con favore l’iniziativa, pur manifestando qualche preoccupazione per la privacy.

Come detto, i competitor non sono i Bitcoin. Piuttosto il Sistema de Dinero Electrónico può essere paragonato a Mpesa, piattaforma di mobile banking nata 8 anni fa in Kenya e poi diffusasi a macchia d’olio in altre parti del mondo che permette a chi possiede la sim card di un determinato operatore di telefonia mobile di trasferire soldi da un telefono all’altro. È un modo per recapitare danaro dalla città in campagna e creare conti bancari personali. L’anno scorso un’intesa tra Vodafone e MoneyGram International, compagnia internazionale di money transfer, ha reso possibile ai clienti Vodafone trasferire denaro in oltre 200 Paesi verso i titolari di un conto corrente M-Pesa.

Oltre all’Ecuador, uno Stato in cui già circola molta moneta digitale è la Svezia: ma in questo caso la valuta online non è regolata da alcuna autorità centrale. In passato era intervenuto sull’argomento anche Yanis Varoufakis, il neo ministro delle Finanze greco. L’aveva fatto con cognizione di causa perché per un paio di anni aveva collaborato con la casa di produzione di videogiochi Valve corporation alla creazione di firewall che impedissero la nascita di bolle finanziarie virtuali, e questa esperienza gli aveva dato una conoscenza di sistemi di moneta virtuale. Sui Bitcoin il ministro greco ha le idee chiare: la definisce “una forma di valuta digitale molto speciale”, ma sottolinea i rischi di deflazione e di controllo della maggioranza delle monete da parte di una minoranza di investitori come “due insormontabili pecche che fanno dei Bitcoin una valuta altamente problematica”. A suo parere l’unica soluzione sarebbe una Banca Centrale del Bitcoin, che eviterebbe una moneta virtuale “totalmente decentralizzata”. Quello che ha fatto l’Ecuador.

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